Month: January 2023

Quello di cui il mondo del vino non avrebbe bisogno…

Scrivo questo articolo la sera del 5 gennaio 2023, sperando che arrivi presto il 7 gennaio a decretare la fine di queste interminabili festività natalizie.

Sicuramente merito del tanto tempo a disposizione e delle bellissime giornate grigie che stanno inondando il Friuli Venezia Giulia da inizio dicembre, non ho trovato di meglio da fare che leggere sterili polemiche da gruppi vari su Facebook che, in modo più o meno professionale, trattano di vino. Il risultato è sconfortante… Elenco una breve lista degli argomenti e dei personaggi che in questi giorni hanno deliziato i numerosi post nei quali mi sono imbattuto:

  • il bimbominkia: dalle foto arriva forse a 25 anni e 2 anni fa l’unica bevanda alcolica che ingeriva era il mojito postato nei selfie durante qualche serata da sballo. Ora parla di Borgogna e Chassagne-Montrachet come se ci fosse stato 300 volte e li degustasse ogni sera a cena, disprezzando i poveri ignoranti che non conoscono bene la materia. Umiltà, ragazzo…
  • il re del vino: stando a quanto dice lui, ne sa più di (quasi) tutti gli altri e purtroppo c’è solo poca gente in grado di insegnargli qualcosa perché sa già tutto. Secondo la sua autorevolissima opinione, il vino dovrebbe essere bevuto solo da chi è Master Sommelier e dovrebbe essere vietato al resto della plebe. Forse auspicherebbe l’introduzione di un Red Pass specifico, parli di vino solo se mostri la tessera rosso rubino e se bevi minimo 10 vini da almeno 200 euro a bottiglia al mese. Probabilmente occupato nell’auto-celebrazione di se stesso, ha scordato una delle regole che le persone di buon senso applicano anche nella vita: si impara da chiunque, se si è capaci di ascoltare. Anche da chi ne sa molto meno in linee generali, ma magari è nato a Reims e qualcosa sullo Champagne potrebbe insegnare anche a te che sai già tutto.
  • la regina della supercazzola: al contrario del collega precedente, lei di vino ne sa veramente poco. Ma, laureata con Master alla Bocconi, si sente in dovere di pontificare su tutto, sbattendo spesso la testa contro muri di cemento armato a causa delle scemenze scritte in vari post. Non paga delle figure barbine accumulate, continua a rilanciare esponendosi al linciaggio mediatico. Il carattere predominante a volte non si riesce a domare, ma ci dovrebbe essere un limite a tutto.
  • Tavernello meglio del Tignanello: forti di aver appreso dal corso di Sommelier appena frequentato (spesso solo il primo livello) che il Tavernello è il vino senza difetti per eccellenza, rafforzano il concetto esasperandolo ai massimi livelli. Per magia, un vino da rispettare ma semplice (e adatto per essere bevuto tutti i giorni senza avere un sasso nello stomaco), si trasforma nel nuovo Romanée Conti, lanciando a chiunque la sfida di degustarlo alla cieca. Voglio raccogliere la provocazione, presto l’esito…
  • il caccia barboni: figura mitologica presente anche in altri post del nostro blog, incarna il professionista titolare ad esempio di una bottiglieria che regolarmente ci annaffia di selfie in compagnia di bottiglie che noi normali possiamo solo guardare con il binocolo, accompagnandole con la massima filosofica di Goethe che «la vita è troppo breve per bere vini mediocri» . La domanda che sorge spontanea è: perché? Per voglia di mettersi in mostra al grido di «io so’ io e voi non siete un …»? O per meri fini divulgativi, senza sapere che il Dom Perignon o il Petrus anche mia nonna li conosceva? Insomma, se forse sapesse che non genera invidia ma si rende solo ridicolo, forse smetterebbe…
  • il gregario: di buono c’è che, da semplice appassionato, è consapevole delle proprie lacune sulla materia e cerca di informarsi per accrescere la propria damigiana culturale. Poi però si perde nell’ammirazione sfrenata nei confronti di personaggi alla “re del vino” che diventano i suoi guru e maestri di vita. Così, inonda di likes ogni messaggio proveniente dal proprio idolo e risponde malamente a chi ha osato contestarlo, un vero e proprio sacrilegio a sua opinione. Anche qui viene spontaneo chiedersi: che senso ha divinizzare qualcuno, senza oltretutto sapere veramente chi è? Forse è il più grande limite dei social, se pensiamo che la nascita degli influencer è una loro diretta emanazione.

Insomma, il mondo è bello perché è vario, ma di tale varietà ne farei volentieri a meno. Poi ognuno è libero di postare ciò che vuole, ci mancherebbe… Ma non ci stanchiamo mai di dire che il vino è di tutti e che il vero compito di chi conosce la materia sarebbe quello di mettere a disposizione la propria esperienza con umiltà, togliendosi la corona. Personalmente ho imparato tanto anche da chi ne sapeva sicuramente meno di me e conosco qualcuno che ne sa molto di più ma che non vede l’ora di confrontarsi o di chiedermi opinioni su vini o zone. Ognuno può dire la sua, con garbo e umiltà. Di questo il nostro mondo avrebbe bisogno, invece di sprofondare nella banalità vittima di influencer, reali sommelier e volgari arricchiti.